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Lavoro

Stipendi 2025: dove sono gli aumenti promessi?

Sono arrivate le buste paga di gennaio, ma nessun aumento è stato applicato. Cosa sta succedendo? Gli stipendi resteranno invariati?

Con l’arrivo delle prime buste paga del 2025, i lavoratori hanno iniziato a notare che gli aumenti dei salari netti annunciati dal Governo, a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio, non si sono concretizzati come previsto.

Stipendi 2025: dove sono gli aumenti promessi? – lagazzettaaeroportuale.it

A mettere in evidenza questa mancanza è la Cgil, il principale sindacato italiano per numero di iscritti, che segnala una perdita annuale molto importante, stimata intorno ai 1.200 euro per i redditi più bassi. La questione riguarda sia i dipendenti del settore privato sia quelli del pubblico impiego.

Addio ai 160 euro mensili in più in busta paga?

Già alla fine di ottobre, si parlava di questa eventualità. Il cambiamento deriva dal passaggio dal meccanismo di decontribuzione, introdotto negli anni precedenti, a un nuovo sistema di defiscalizzazione stabilito dalla Manovra 2025.

Con il vecchio sistema di decontribuzione, i lavoratori potevano ottenere un incremento netto fino a circa 160 euro mensili, calcolato su una retribuzione imponibile massima di 2.692 euro. Questo beneficio era particolarmente vantaggioso per chi percepiva salari bassi.

Addio ai 160 euro mensili in più in busta paga? – lagazzettaaeroportuale.it

Ma il nuovo sistema, pur garantendo maggiore stabilità mese dopo mese, è caratterizzato da importi sensibilmente inferiori. Il cambiamento colpisce in modo più marcato i lavoratori con redditi più modesti, rendendo l’aumento tanto atteso quasi invisibile nelle loro buste paga.

Il nuovo meccanismo di calcolo degli stipendi 2025

Il 2025 porta con sé una modalità di calcolo del beneficio più complessa rispetto agli anni precedenti. Se in passato il riferimento era l’imponibile previdenziale, ora è stato sostituito dall’imponibile fiscale, che comprende non solo i redditi da lavoro dipendente ma anche altri eventuali redditi.

Le nuove aliquote di detrazione fiscale, applicate in base alle fasce di reddito, sono così strutturate:

  • 7,1% per redditi fino a 8.500 euro;
  • 5,3% per redditi tra 8.501 e 15.000 euro;
  • 4,8% per redditi tra 15.001 e 20.000 euro;
  • Detrazione fissa di 1.000 euro per redditi tra 20.001 e 32.000 euro;
  • Detrazione variabile per redditi tra 32.001 e 40.000 euro, si scala poi progressivamente fino ad un azzeramento del beneficio per i redditi più alti.

La fascia di reddito più penalizzata risulta essere quella compresa tra 8.500 e 9.000 euro annui, con una perdita stimata di circa 1.200 euro all’anno, ovvero 100 euro al mese.

Un impatto significativo per i redditi bassi

La Cgil ha espresso forti critiche verso il nuovo sistema, rimarcando come le perdite salariali rappresentino un duro colpo per i lavoratori meno abbienti, in particolare per le donne. Nonostante le intenzioni dichiarate dal Governo di rendere il sistema fiscale più stabile e prevedibile, il nuovo meccanismo ha lasciato insoddisfatti molti lavoratori.

Il saldo netto nelle buste paga, soprattutto per i redditi più bassi, mostra chiaramente che le promesse di aumenti salariali non si sono tradotte in realtà tangibile, alimentando il malcontento tra chi sperava in un supporto economico maggiore per affrontare le difficoltà quotidiane.

A proposito di lavoro, se sei in difficoltà, prova a seguire i nostri consigli sui colloqui: leggi qui come affrontarli e come non cadere nei trabocchetti dei reclutatori.

Aurora De Santis

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