La tragedia del volo Avianca 52, i dettagli di un evento che poteva essere evitato e che si è concluso nel peggiore dei modi.
Il 25 gennaio 1990, alle 13:10, un aereo della compagnia Avianca, partito da Bogotà, in Colombia, decolla con destinazione New York, presso l’aeroporto John F. Kennedy (JFK).

L’atterraggio era previsto per le 20:50, ma il volo non arriverà mai a destinazione. A causa di una combinazione di maltempo, comunicazione inefficace e gestione errata del carburante, il Boeing 707 precipita a Long Island, nel villaggio di Cove Neck, causando 73 vittime e 85 feriti.
La tragedia dell’Avianca: non solo il meteo, c’è dell’altro
La serata del 25 gennaio 1990 è segnata da condizioni meteorologiche avverse: pioggia, nebbia fitta e wind shear (forti variazioni improvvise del vento). Inoltre, il traffico aereo su New York è particolarmente intenso, mettendo sotto pressione i controllori di volo, già impegnati nella gestione di numerosi decolli e atterraggi.

L’aereo, dopo uno scalo a Medellín, riparte per New York alle 15:08. A bordo vi sono 158 persone, compresi 6 assistenti di volo e l’equipaggio composto dal comandante Laureano Caviedes Hoyos, 51 anni, dal primo ufficiale Mauricio Kolotz, 28, e dall’ingegnere di volo Matias Moyano, 45.
Un elemento critico della vicenda è la difficoltà del comandante nel comunicare in inglese. A causa della barriera linguistica, si affida al primo ufficiale per tradurre le istruzioni della torre di controllo. Questo porta a una comunicazione poco chiara sulla reale emergenza a bordo.
L’errore fatale: la gestione del carburante
A causa del maltempo e del traffico, l’aereo viene costretto a compiere diversi giri in attesa del permesso per atterrare. Dopo oltre un’ora di attesa in quota, il carburante inizia a scarseggiare. Il comandante non segnala un’emergenza, non usa il termine corretto “fuel emergency” e non trasmette un mayday, quindi la torre di controllo non dà priorità all’aereo.
Quando finalmente l’autorizzazione ad atterrare arriva, il vento forte impedisce il primo tentativo. Alle 21:31, mentre i piloti cercano una nuova soluzione, due motori si spengono per mancanza di carburante. Tre minuti dopo, anche gli altri motori si fermano e l’aereo precipita nel bosco di Cove Neck, a 32 km da JFK.
L’assenza di carburante evita l’esplosione dell’aereo, permettendo a 85 passeggeri di sopravvivere. Gli abitanti del luogo chiamano i soccorsi, ma per 73 persone, tra cui un bambino, non c’è nulla da fare.
Nel luglio 1990, Avianca risarcisce ogni sopravvissuto e i parenti delle vittime con 75.000 dollari a persona, mentre il governo degli Stati Uniti contribuisce con oltre 200 milioni di dollari.
Le indagini sulla tragedia dell’Avianca
L’inchiesta del National Transportation Safety Board (NTSB) conclude che la tragedia è stata causata da errori di comunicazione e gestione del carburante. L’uso improprio della terminologia tecnica ha impedito ai controllori di volo di comprendere la gravità della situazione. Inoltre, la mancanza di informazioni ai passeggeri ha aggravato l’impatto dello schianto.
Se i piloti avessero segnalato correttamente l’emergenza carburante, avrebbero ricevuto priorità assoluta per l’atterraggio e il disastro sarebbe stato evitabile.